Da ONDAROCK
La voce di Paola Bianchi è l'elemento fondante di questo disco di
atmosfere sospese tra antica conoscenza e intimismo emotivo. Una voce
vibrante ed eterea, che erge architetture emotive complesse e
avvolgenti senza indulgere in quegli sperimentalismi tipici di Diamanda
Galas o di Demetrio Stratos, ma impersonando un'energia spirituale
fluida e rarefatta. Si adagia e s'innesta su minimali strutture
elettroniche e ritmiche, mantenendo una chiara posizione dominante, un
ruolo di guida e di compagna dell'ascoltatore nel suo viaggio di là
dalla semplice processione di parole e note. Un percorso che nasce
dall'uso di una lingua morta, il latino, del tutto spoglia del cinismo
e della vacuità quotidiana, e per questo strumento nobile per
riscoprire un immaginario emotivo antico e dal fascino cristallizzato.
Ombre dei Portishead e schegge meccaniche di matrice synth-wave si
disperdono nel magma nero e trasparente della voce della cantante. Un
lento e penetrante fluire che scandisce scene fantastiche, giardini
d'oscurità, matrimoni alchemici, in un palcoscenico stretto e angusto
ma dalle altezze vertiginose. È quasi superfluo sottolineare le radici
in comune fra questo concept e quanto fatto dai Dead Can Dance e i
Cocteau Twins, da un punto di vista sia linguistico sia compositivo. Ma
Paola Bianchi non cade nella semplice fotocopia, e traccia i contorni
di un tempio personale. Un luogo di culto e introspezione le cui mura
riecheggiano i suoni di un lento e accorato salmodiare. Difficile
separare un brano dall'altro, poiché la loro individualità si fonde in
un corpo unico d'invocazioni e confessioni: "Amplexus Mentis" è un
abbraccio, un canto aperto verso il cielo notturno e i suoi segreti.
Interromperlo o lasciarsi rapire è una scelta nostra. Terzo disco
finora prodotto da Femina Faber, questo è sicuramente un punto nodale
della sua evoluzione artistica e spirituale, nella speranza che questa
sfera magica che pare avvolgerla attualmente non imploda in un semplice
manierismo, ma prosegua nell'inglobare immaginari sempre nuovi.
(10/07/2012) a cura di Michele Guerrini
Intervista a cura di Lara Bertoglio su
ROSA SELVAGGIA
Intervista a cura di Maria Rita Pugliesi su ALONE MUSIC
Da VOX EMPIREA
Descrivendo le peculiarità appartenenti all'artista Paola Bianchi,
interprete del solo-project denominato Femina Faber, è basilare
evidenziare la sua spiccata propensione rivolta al canto latino e
gregoriano, inclinazione che ha permesso alla compositrice di ottenere
negli anni significativi encomi e premi, nonchè la possibilità di
essere integrata in un articolato quanto vasto circuito collaborativo
ed anche presso concerti di natura polifonico-medieval-rinascimentale e
contemporanea. Tutto ciò, sostanzialmente, costituisce il fondamento
stilistico di Paola la cui biografia menziona nell'anno 1998, con Luca
Valisi alle sezioni vocali, la militanza nei Ludmila, piattaforma dalla
molteplice genetica minimal-electro-ethereal- sacrum-darkwave
4AD-oriented, attraverso la quale la musicista, all'epoca adibita al
basso ed alla drum-machine, incise nel 2000 il mini album autoprodotto
"Disadorne" seguito nel 2007 dal nove tracce "Nel Primo Cerchio" edito
dalla label sotterranea Creative Fields Records. Rimarchevole anche
l'impegno live intrapeso dal duo con numerosi eventi che permisero ai
Ludmila di essere apprezzati sia a livello nazionale che europeo.
L'anno 2005 fu invece caratterizzato dalla fondazione di Femina Faber,
una rinnovata livrea solistica indossata da Paola e generata
dall'individuale proseguimento di Luca in direzione di canoni musicali
attigui al trip-hop ed ethnic; la finalità del progetto in questione è
quella di rendere indissociabile l'interplay tra il solenne portamento
canoro dei testi in lingua latina ed il sostegno musicale di
un'elettronica non egemone ma strategicamente discreta. La discografia
concepita dall'artista elenca inizialmente l'ep di cinque tracce dal
titolo omonimo "Femina Faber" realizzato con l'appoggio fornito da
Andrea Marutti, istitutore della label Afe Records, succeduto nel 2008
dall'album "Tumultuor" contenente le ipnotiche espansioni del
dark-ambient irradiate dalla glacialità propagata dall'industrial-noise
ed ornate da idilliche modulazioni canore. Giungiamo quindi al recente
"Amplexus Mentis (Ut Cosmo Concordent Voces)", album di elevatura
superiore licenziato dalla Calembour Records, label veronese presieduta
da Froxeanne dei Frozen Autumn, la cui tracklist include dieci episodi
prodotti da Femina Faber, arrangiati dal compositore avanguardistico
Fausto Balbo e masterizzati dallo stesso in associazione ad Andrea
Garavaglia, drummer della metal-band italiana dei Mesmerize.
Un'ulteriore segnalazione di merito tratta dai credits va doverosamente
rivolta all'artwork del disco progettato dall'ensemble dei Frozen
Autumn, ovvero Diego Merletto, Froxeanne e Mirco Dean, noto con lo
pseudonimo "The Count". La matrice electro-sacrale insita nelle
creazioni della compositrice si manifesta pienamente fin dal brano
d'apertura, "Ne Me Demiseris", in cui il lento pulsare del
drum-programming unitamente alle torbide ondate di noises incoronano la
soavità canora di Paola originando un sound carico di fascino
ancestrale, tratto distintivo perfezionato anche attraverso la
collaborazione dei due guests attivi durante la stesura della traccia,
ovvero il compositore-producer di musica electro-dubstep A034 e Matteo
Zenatti, artista specializzato nell'arpa diatonica, autore inoltre di
composizioni soniche ispirate all'epoca medievale, barocca, del '500 e
del '900, il quale con il suo strumento aggiunge ulteriore valore alla
traccia. Il sinuoso movimento in "Ictus Libidinis" ipnotizza i sensi
tramite il rallentato serpeggiare delle percussioni incardinate a
liriche ed acustiche dall'incedere sciamanico realizzate in
cooperazione con il musicista elettronico-sperimentale denominato
Kontakte. I pizzichi d'arpa elaborati da Marco Zenatti impreziosiscono
anche la successiva "Parva Gemma Mea", song eterea, dominata dal
minimalismo elettronico interpretato da esangui battiti programmati e
sintetiche rarefazioni a supporto del canto celestiale propagato da
Paola, tutto ciò precedentemente a "In Mari Flamma" entro cui le
emissioni vocali della singer assumono ora modulazioni arabeggianti e
incastonate tra la scheletrica fisionomia del drum-programming.
L'ascolto di "Amplexum Mentis" equivale all'onirico sorvolare di
bianchi paesaggi cristallizzati dall'inverno, sensazioni accentuate
esponenzialmente dai vocals ed i sussurri di Paola cullati dalla
spettralità generata dagli equipaggiamenti elettronici e dall'arpa di
Matteo Zenatti. Nella seguente "Formae Occultae" convergono le cupe
partiture del basso manovrato da Luca Valisi, la magia degli arpeggi
tessuti da Matteo unitamente ai tatticismi elaborati da A034, il tutto
ritmato da scansioni elettronicamente solenni che donano fisicità ai
gorgheggi ed agli acuti elevati dalla vocalist. Si prosegue
sprofondando concentricamente nelle oscure acque di "Emitte Spiritum
Tuum (Inferum Visio)", brano nelle cui impalpabili trame riverbera
lontana e sinistra la coralità di Matteo Zenatti ammantante sia il
canto da sirena di Paola che l'essenzialità dei flash elettronici. "Ne
Me Demiseris (Effectio Mystica)" espone a sua volta una struttura di
canto riconducibile sotto vari aspetti all'ethereal-folk, concetto
espresso dalle morbide toccate della chitarra suonata da Fausto Balbo
il quale punteggia la song anche attraverso uno strumento idiofono a
vibrazione proveniente dall'Africa centrale chiamato 'mbira, sonorità
percosse in seguito dal marziale tambureggiare del guest-drummer Andrea
Garavaglia. I comparti ritmici si ritramutano in freddi frazionamenti
di tempo attraverso gli e-beats di "Inter Urticas Rosetum", traccia
dove la liturgia canora celebrata da Paola incanta con vocals
ascensionali sapientemente orchestrati tra cupe effervescenze
elettroniche e la delicatezza dell'arpa accarezzata da Matteo,
soluzioni anticipanti la conclusiva "Tenebrae Undique" ed il
malinconico surrealismo da essa evocato mediante l'essenzialità
sinfonica della cantante adagiata passionalmente su un vellutato
arpeggiare di sottofondo. Vivere interamente il concept di questo album
significa esplorare le profondità dei sentimenti per coglierne la
grazia e l'intensità proiettandole entrambe in un'astratta
sovradimensione di canto, nobiltà e tecnologia. L'impiego di liriche
espresse in latino valorizza ancor più il significato stesso delle
musiche, designando nel contempo questa antica forma espressiva
all'importante ruolo di protagonista alla quale Femina Faber,
religiosamente, dona corpo e rinnovato splendore portando a compimento
un'opera carismatica qual'è "Amplexus Mentis (Ut Cosmo Concordent
Voces)", riservata ad un pubblico selezionato, consapevole e maturo. Il
suono è la tela e Femina Faber è la mano che dipinge con i colori
dell'immenso.
A cura di Maxymox
ASCENSION MAGAZINE n°31 Estate 2012
Da SOUNDS BEHIND THE CORNER
Una chimera apparentemente irraggiungibile: la vocalità di Syrah nei
Qntal, la musica stessa costruita dai tre visionari del goth tedesco, è
sempre stato un faro smarrito nelle foreste della mitteleuropa, una
difficile sintesi tra goth etereo ed avanguardia elettronica,
ambientale. Questo vale anche per ogni progetto collaterale, eppure
oggi la voce di Paola Bianchi, la musica che la protegge dentro
‘cofanetti’ di synth e glitch, a quei suoni sono avvicinabili. Una
perla rara che rinuncia all’impatto immediato per erigere una
cattedrale sonora di profonda ricerca, un link che la rende ‘parallela’
ai musici tedeschi. Sperimentazione trip-hop, a tratti etnicista, al
servizio di una vocalità lirica sottile ed eterea ma non angelica,
piuttosto sciamanica, in questo le strutture sonore la coadiuvano
pienamente nel suo essere oscuro e luminoso, il contrasto ideale nel
creare una creatura di leggenda. Neoclassicismi ‘sporcati’ per renderli
terreni, elementali nel porgere fraseggi d’aria, d’acqua, di terra, a
volte di fuoco, testi latini per alchimie naturali, create per esistere
libere di essere sussurrate dal vento, tra le felci, tra rovine
d’energia remota, nei labirinti della logica che ritrova la sua
lucentezza nel buio dell’inconscio: allora illogica, allora libertà
d’essere. Ascoltando “Amplexus Mentis”, brano che custodisce la verità
del titolo, l’impressione è quella di un formulario letto per dare
potere alla voce, un sogno che diviene surreale nel momento in cui
l’impalpabile ha la sua voce, quella di Paola. Un attimo di forte
raccoglimento meditativo: midtempi crescenti quasi sempre, l’apertura
affidata a “Ne Me Demiseris” è la guida, lo spirito dell’album, lì si
intrecciano quelle fusioni etniche tra segmenti noise ‘glitchati’,
scenario oscuro per la vocalità all’opposto celeste, una traccia
inseguita idealmente dalla successiva “Ictus Libidinis”, fiorendo nelle
drum-line corrosive di “Inter Urticas Rosetum”, un passo che per Femina
Faber è l’accostarsi all’IDM contorta, il canto filiforme rimane
l’essenza disuguale, la peculiarità legante, suggestione emotiva tra
contorsioni sonore. Il finale è vissuto nella dimensione più intimista:
un alone mistico e magico conclude il terzo album di Femina Faber
aprendosi e chiudendosi nelle parti più spirituali della materia
voce/suono; la nuova era dell’artista sarà plasmata sempre dalla sua
voce ma le novità sonore di oggi sono il preludio alle future ‘visioni’
dell’artista.
A cura di Nicola Tenani
ROCKERILLA n°385 Luglio/Agosto 2012
RUMORE n°246/247 Luglio/Agosto 2012
Vivamag Ottobre 2013
Da ROSA SELVAGGIA
Dopo quattro anni dall'uscita di “Tumultuor”, torna a stupirci Paola
Bianchi alias Femina Faber con l'album “Amplexum Mentis - Ut Cosmo
Concordent Voces”. Questo album non fa altro che confermare che FF ha
raggiunto un livello molto alto e che la musica da lei proposta è da
considerarsi una vera e propria opera d'arte di grande qualità.
L'intensa voce di Paola adagiata su tappeti di raffinata elettronica
minimale crea atmosfere surreali sfociando, in alcuni brani, con grande
eleganza e impatto sonoro verso un industrial potente e meccanico.
Tutte e dieci le tracce sono state create da Paola/FF che si avvale di
preziosi collaboratori come Fausto Balbo, Matteo Zenatti, Luca Valisi,
Andrea Garavaglia. Il connubio tra la voce di Paola e la musica
“meccanica” appare all'ascoltatore attento una sorta di sogno astratto.
E' fondamentale sottolineare che dietro ad “Amplexum Mentis - Ut Cosmo
Concordent Voces” c’è una grande ricerca sia sonora che vocale. Tutto è
curato nei minimi dettagli e l'ottimo risultato è dato soprattutto
dalla caparbietà di Paola Bianchi che da anni studia anche canto
gregoriano e che non si è mai risparmiata raggiungendo un livello
vocale altissimo e unico nel suo genere. La scelta di scrivere i testi
in latino è a mio avviso il valore aggiunto dell’album avvolgendolo in
un’atmosfera intima e quasi mistica. Consiglio assolutamente l’acquisto
di questo album ma anche di assistere ad un live-performance di Femina
Faber perchè dal vivo potrete rendervi conto che la voce di Paola è
potentissima e trapanante.In entrambi i casi non ve ne pentirete.
A cura di Nikita